Alain Goussot: lo ricordiamo a 7 anni dalla sua morte

Il “Comitato per l’Integrazione scolastica” di Torino ricorda oggi il prof. Alain Goussot (1 giugno 1955-26 marzo 2016) grande pedagogista di fama internazionale, nonché  filosofo e storico.

Alain Goussot

Professore Associato di pedagogia speciale all’università di Bologna presso la sede distaccata di Cesena, ha tenuto corsi di didattica e pedagogia speciale, formando generazioni di maestri e docenti specializzati di sostegno, oltre che di operatori sociali ed educatori.

Lo vogliamo ricordare con una sua importante considerazione sulla didattica inclusiva:

“La didattica inclusiva deve essere concepita come un dispositivo pedagogico che integra e rende complementare l’attività dell’insegnante curriculare e quella dell’insegnante specializzato di sostegno.
Questo è un operatore della mediazione pedagogica che con l’insegnante curriculare crea delle situazioni di apprendimento che favoriscono l’accesso di tutti, ciascuno a seconda delle proprie caratteristiche, i propri bisogni, le proprie capacità.

Il gruppo classe è lo spazio transazionale che deve facilitare l’espressione delle potenzialità di tutti e rispettare i tempi, stili e modalità di apprendimento di ciascuno.
Le tecniche di mediazione pedagogica costruiscono delle situazioni tramite la gestione della dinamica stessa della classe ma anche attivano situazioni individualizzate che si articolano in modo sinergico con quelle di gruppo.
In questo senso tutti gli insegnanti devono avere una preparazione pedagogica e una conoscenza della didattica come processo vivo (e non come procedura standardizzata) che passa attraverso l’esperienza dell’apprendimento nella relazione con gli altri.

L’insegnante di sostegno non è quindi uno specialista per tipologie di disabilità ma una figura che svolge un ruolo di mediazione e di facilitazione per tutti gli alunni,

questo vuol dire che co-progettazione,co-programmazione e valutazione  intesa come processo formativo  fanno parte dell’alleanza pedagogica didattica che si deve costruire tra insegnanti (curriculari e di sostegno), tra insegnanti e alunni, tra alunni e tra insegnanti e genitori nella costruzione di un progetto educativo di emancipazione per tutti rispettoso delle differenze.

Attenti a non cadere nella trappola  dell’iperspecializzazione  tecnicistica sia dal punto di vista della standardizzazione applicativa dei metodi (la didattica diventa semplice procedura  e non più processo esperienziale vivo di crescita) che del rischio della
clinicizzazione dello sguardo insegnante che finisce per cercare sintomi e patologie e non più risorse e potenzialità.

Per questo gli insegnanti, tutti, devono appropriarsi della loro identità professionale  che è quella degli operatori pedagogici  e non degli specialisti diagnostici che classificano e creano barriere tra alunni e anche dentro il vissuto degli alunni classificati come dsa o altri bes.

Riprendersi  l’educazione ispirandosi all’opera di figure come Heinrich Pestalozzi, Maria Montessori, Ovide Decroly, LevVygotskiJ, Celestin Freinet,Bruno Ciari, Anton Makarenko e tanti altri per ridare un senso pedagogico al proprio lavoro oggi nella relazione con gli alunni”.

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